Come la gran parte di voi, anche io ho cercato di impiegare il tempo vissuto durante il lockdown. Un tempo imposto che, forse anche per questo, pareva infinito.
Giornate intere a decidere cosa fare, scandite dai momenti topici: colazione, pranzo, cena. Nel mentre, tra la scelta di un menu e una corsa ad accaparrarsi il lievito di birra, c’erano casa da pulire, mobili da spostare, tuffi nei cassetti a caccia di reperti fotografici, uno-due-trenta libri da leggere, 80 serie Netflix da guardare e via così…
Non è stato facile. E’ vero, siamo stati in casa, ci siamo riposati (fin troppo), abbiamo dedicato tempo alla nostra famiglia, ma non abbiamo davvero vissuto.
Ci sono mancate le parole, gli amici, i parenti, lo sport, i viaggi, tutto ciò che è sempre stato il nostro mondo fuori dalle quattro mura, un mondo che conoscevamo. E ora?
Ora il mondo è diverso, è cambiato il modo di vivere i rapporti, di stare con le persone, di lavorare, c’è tanta incertezza in ogni ambito, e non è vero che questa bomba mondiale non ci abbia cambiati. Ci siamo scoperti, tutti insieme e improvvisamente, estremamente fragili.
Le paure le abbiamo condivise sui social, continuiamo a farlo, chi più e chi meno, perché si va dall’ipocondriaco allo sfegatato negazionista, da chi crede di avere tutto sotto controllo a chi continua a vivere in un perenne lockdown mentale e fisico.
Siamo stati felici di dire #andràtuttobene ma oggi lo siamo ancora? O ci serve altro?
Quello che ci siamo chiesti è: come si fa a comunicare in questa epoca di paure, fragilità, incertezze e in un mondo che oggi ci appare totalmente diverso da quello che avevamo conosciuto fino ad ora?
L’unica risposta possibile è che, oggi più che mai, c’è bisogno di rapportarsi agli altri con la cura e con la qualità che richiedono i nuovi consumatori/clienti, con il rispetto di quelle fragilità che conosciamo, con una verità e trasparenza che ci faccia sentire più “vicini”, anche senza stringersi la mano e senza abbracci.
Il messaggio è che si riparte, su questo non ci sono dubbi, si va avanti, si entra in una nuova epoca, siamo nella linea di confine del cambiamento, come è stato per i nostri nonni nei dopoguerra, come è successo ai nostri genitori negli anni 60, come accadrà ai nostri figli.
Il cambiamento fa paura, da sempre, ma non si può evitare e allora bisogna approcciarsi a questo nuovo mondo con occhi nuovi.
All’interno di Design Lab pensiamo che il rispetto dei valori, lo stesso che ci ha tenuto insieme quando ognuno era chiuso nella propria casa, sia una delle componenti fondamentali per la ricostruzione di un percorso di fiducia.
E pensiamo che ogni azienda, piccola o grande, dovrà puntare su questi valori per vincere la propria scommessa economica, piccola o grande. Oggi più che mai “Non futuristi ma Adessisti”.
Comunichiamo diversamente e comunichiamo meglio, magari prendendoci il nostro tempo, senza essere aggressivi o imponendo modelli da seguire estemporanei.
Almeno fino a quando non impareremo a convivere, davvero, con questo nuovo mondo, riassaporiamo la qualità delle parole, dette anche con lentezza ma con il cuore.